mercoledì 24 dicembre 2014

Quindicesimo Giorno: Istanbul - giorno VI : parte 1

Questo è il nostro ultimo giorno ad Istanbul e decidiamo di vedere l'Harem al Topkapi ma ahimè, causa festività nazionale, il Topkapi è chiuso. Non ci resta che ricorrere ad un piano di emergenza: visitare il vicino Museo Archeologico. Devo dire è stata una scelta fortunata. Al Museo, data la sua grandezza e ricchezza di reperti occorrerebbe dedicare almeno due giorni. 
Istanbul: l'ingresso del Topkapi è chiuso!!!

Per andare al Museo imbocchiamo proprio alle spalle di Santa Sofia una piccola via con case ottomane in legno, a due o tre piani: la Soğukçeşme Sokak. Le case risalgono al XIX secolo, e sono state restaurate grazie  all’iniziativa di Çelik Gülersoy nel 1985-1986 e in  parte diventate hotel. All'inizio di Soğukçeşme Sokak, sulla destra, nell’imaret di Santa Sofia (Imaret kapisi), si trova il Museo del Tappeto (Halı Müzesi), che ospita una delle collezioni di tappeti più ricche del mondo, con pezzi di grande valore storico e artistico. 

Istanbul: Porta dell' imaret di Santa Sofia (Imaret kapisi) e a destra Soğuk Çeşme Sokak

Istanbul: Porta dell' imaret di Santa Sofia (Imaret kapisi)
In pochi minuti arriviamo all'ingresso dell'area museale ben custodita da una famiglia felina

Istanbul:gatti all'ingresso dell'area museale in via Soğukçeşme Sokak

Istanbul:gatti all'ingresso dell'area museale in via Soğukçeşme Sokak

Il Museo Archeologico di Istanbul comprende tre diversi musei sotto la stessa amministrazione: il Museo Archeologico, il Museo dell'Antico Oriente - Ancient Orient Museum (Eski Sark Eserleri Müzesi) ed il Museo della Ceramica - Tiled Kiosk Museum (Çinili Köşk Müzesi) (vedi mappa) . Si dovrebbe parlare quindi più correttamente dei Musei Archeologici di Istanbul.



Noi cominciamo la visita dal Museo dell'Antico Oriente (Ancient Orient Museum)
Le collezioni di questa sezione museale sono costituite da manufatti dell'Anatolia pre-greca, della Mesopotamia, dell'Egitto e della  penisola araba pre-islamica. La maggior parte di questi manufatti sono stati trovati durante gli scavi archeologici effettuati tra la fine del XIX° secolo e la prima guerra mondiale, e portati a Istanbul, la capitale dell'Impero Ottomano a cui appartenevano queste regioni.

Istanbul, Musei Archeologici:
Piano del Museo dell'Antico Oriente (Ancient Orient Museum)

Gallery 1: Arte Araba pre-islamica  (Pre-islamic arabian art)
La maggior parte dei reperti di questa collezione proviene dalla Sud Arabia. Pochi  sono i reperti provenienti da Nabatea, nel Nord Arabia. Tutti questi manufatti non provengono da scavi ma sono il frutto di acquisizioni accidentali fatte dai primi esploratori occidentali di quelle regioni come Joseph Halévy (1827 – 1917) e Eduard Glaser (1855 – 1908) alla fine del XIX secolo, o manufatti di proprietà dei governatori dello Yemen come Cemil Pasha inviati a Istanbul nel 1880.
Esistono diverse risorse online - a cui rimando - per documentarsi sull'archeologia della penisola araba pre-islamica
Sudarabico antico - XI-X a. C. - VI d. C. Risorse on line
The British Museum - The kingdoms of ancient South Arabia
Ancient Arabia: Languages and Cultures
Ancient Arabia: A brief history and time-line 
Treasures of Yemen. Istanbul Archaeology Museum, Turkey
Smihsonian Institute - Notes on the Origin and Development of Writing in Arabia 

Le statuette, sedute sul patio sono figure umane cubiche e le teste sono state più finemente lavorate rispetto al resto del corpo. In Timna, un'antica città dello Yemen, sono state trovate nel luogo sacro del cimitero molte statuette devozionali simili a queste. Pertanto, si ritiene che anche queste dovrebbero essere statuette devozionali. Sono datate tra il IV ed il I secolo aC.

Istanbul, Ancient Orient Museum, Pre-islamic arabian art Gallery:
Devotional Statuettes 4th-1st centuries BC

Istanbul, Ancient Orient Museum, Pre-islamic arabian art Gallery:
Devotional Statuettes 4th-1st centuries BC
Istanbul, Ancient Orient Museum, Pre-islamic arabian art Gallery:
Devotional Statuette 4th-1st centuries BC
Istanbul, Ancient Orient Museum, Pre-islamic arabian art Gallery:
Warrior Relief Slab. Limestone,  4th-1st centuries BC
Istanbul, Ancient Orient Museum, Pre-islamic arabian art Gallery: 
Warrior Relief Slab. Limestone,  4th-1st centuries BC

Istanbul, Ancient Orient Museum, Pre-islamic arabian art Gallery:
Man and Woman on Camels at a Well Relief Slab. 4th-1st centuries BC

Istanbul, Ancient Orient Museum, Pre-islamic arabian art Gallery:
Snake and Eagle Relief Slab. 4th-1st centuries BC


L'incenso è la resina dall'albero Bosellia sacra, unicamente presente nell'Arabia meridionale. Quando viene bruciata, la resina produce un fumo bianco e profumato, che si pensava portasse le preghiere al cielo. E 'stato bruciato come offerta dai greci ai romani e sepolto in tombe reali egizie. E 'stato anche utilizzato per fumigare vestiti e abitazioni e contrastare i cattivi odori. La mirra è la resina dell'albero Commiphora myrrha che cresce in Sud Arabia e in Somalia. Dioscoride, scrivendo nel 1 ° secolo dC, suggerisce che la mirra può curare la dissenteria e uccidere i vermi e, strofinata sulla carne di una lumaca, può curare le orecchie rotte e le ossa esposte. E' stata anche usata per aromatizzare il vino e per la mummificazione dei morti in Egitto.
Gli incensieri cuboidi hanno una lunga storia nel nel Vicino Oriente antico. Erano particolarmente popolari nel Levante e in Arabia dalla fine del V secolo aC al I secolo dC e sono stati specificamente utilizzati per bruciare sostanze aromatiche naturali all'interno della casa e del tempio. Questo tipo di bruciatore di incenso cuboide è spesso iscritto con i nomi degli specifici aromi usati ottenuti da legni, cortecce, radici e resine utilizzate in Sud Arabia, molti dei quali devono ancora essere identificati (link). 

Istanbul, Ancient Orient Museum, Pre-islamic arabian art Gallery: 
Incense Burner, 1st Century AD

Istanbul, Ancient Orient Museum, Pre-islamic arabian art Gallery: 
Incense Burner, 1st Century AD

Istanbul, Ancient Orient Museum, Pre-islamic arabian art Gallery:
Incense Burner, 1st Century AD

L'evidenza archeologica di antiche tombe e cimiteri in tutto lo Yemen indica che vi era una notevole varietà di antichi riti funerari. Ad esempio,  sono state trovate tombe rupestri a Hurayda, tombe rupestri con mummie conservate a Shibam al-Ghiras, a Marib e Tamna sono stati scavate tombe di famiglia di diversi piani e tombe a cista con tesori d'oro e d'argento sono state trovate a Wadi Dura.
Le stele di calcite-alabastro erano scolpite con le raffigurazioni dei defunti  di cui spesso portavano incisi i nomi. Molte di queste stele sono state scoperte a Hayd Bin Aqil, nel cimitero di Tamna in cui le teste di alabastro intagliato erano fissate in nicchie rettangolari di calcare. 

Istanbul, Ancient Orient Museum, Pre-islamic arabian art Gallery: Statue Head (Grave Stones)
Representation of the buried 3st Cent. B.C. Yemen - Alabaster

Istanbul, Ancient Orient Museum, Pre-islamic arabian art Gallery: Statue Head (Grave Stones)
Representation of the buried 3st Cent. B.C. Yemen - Alabaster

Istanbul, Ancient Orient Museum, Pre-islamic arabian art Gallery: Statue Head (Grave Stones)
Representation of the buried 3st Cent. B.C. Yemen - Alabaster

Gallery 2: Collezione Egizia  (Egypt Collection)

Bastet o Bast o Bastit è una delle più importanti e venerate divinità dell'antica religione egizia, raffigurata o con sembianze femminili e testa di gatta o direttamente come una gatta. 
Il culto di Bastet raggiunse una diffusione tale che il gatto in Egitto era protetto dalla legge. Era vietato fargli del male o trasferirli al di fuori dei confini del regno dei faraoni. Chi violava tali disposizioni era passibile di pena di morte. 
Centro del suo culto fu la città di Par Bastet (la Bubasti dei greci, attuale Zagazig, vicino al delta del Nilo), dove - secondo Erodoto - si svolgevano anche dei festeggiamenti periodici in onore della dea, comprendenti processioni di chiatte e riti orgiastici e dove è stata rinvenuta una necropoli di gatti sacri mummificati, con relativo tempio.



Istanbul, Ancient Orient Museum, Gallery 2: Egypt Collection 
Representations of the Goddess Bastet

Alle origini, Bastet era una divinità del culto solare, ma col tempo sempre più di quello lunare. Quando l'influenza greca si estese sulla società egiziana, Bastet divenne definitivamente solo una dea lunare, in quanto i Greci la identificarono con Artemide. A partire dalla II Dinastia, Bastet venne raffigurata come un gatto selvatico del deserto oppure come una leonessa, tanto che era confusa od assimilata a sua sorella la dea Sekhmet. Venne rappresentata come un felino domestico solo intorno al 1000 a.C. Bastet era la "Figlia di Ra", quindi aveva lo stesso rango di altre dee quali Maat e Tefnut. In più, Bastet era uno degli "Occhi di Ra", nel senso che veniva mandata specificamente ad annientare i nemici dell'Egitto e dei suoi dei. Da quando i Greci identificarono Bastet con Artemide, la dea fu detta "madre del dio dalla testa di leone Mihos" (anch'egli venerato a Bubasti, insieme a Thoth), e fu raffigurata comunemente o come donna con la testa di un gatta o come gatta vera e propria.

Istanbul, Ancient Orient Museum, Gallery 2: Egypt Collection 
Representations of the Goddess Bastet


Gli antichi egizi chiamavano "miao" il gatto; addomesticarono quelli che vivevano ai bordi del delta del Nilo, originariamente per debellare i topi che infestavano i granai.
Ma poi, col passare del tempo, non ci fu casa o tempio o edificio che non registrasse la presenza di almeno un gatto, tenuto peraltro con ogni cura. Quando uno di questi felini moriva, si dice che il padrone usasse radersi le sopracciglia in segno di lutto per l'animale e di rispetto nei confronti della Dea.
Istanbul, Ancient Orient Museum, Gallery 2: Egypt Collection 
Representations of the Goddess Bastet

Collezione Egizia:  statuette lignee di Ptah-Seker-Osiris
Ptah-Seker-Osiride o Ptah-Sokaris-Osiride (dal greco Φθα-Σοκαρ-Όςιρισ) è una divinità egizia nata dalla fusione di tre dei: Ptah dio dell'artigianato, Osiride dio della morte e Sokar il dio con la testa di falco. È considerato il signore dell'oltretomba. Durante l'Antico Regno il culto di Ptah, che aveva la sua origine ed il centro di maggiore importanza a Menfi, dove il toro Api era considerato la sua manifestazione terrena, venne via via unificato con quello di Seker, patrono della necropoli cittadina. Col tempo a questa prima unione Ptah-Sokar venne ad affiancarsi anche Osiride, nella sua veste di dio dell'oltretomba, andando a formare il culto sincretistico di Ptah-Seker-Osiride, esteso a tutto l'Egitto. Solo con l'avvento del Nuovo Regno la figura di Ptah otterrà una nuova indipendenza e il dio verrà considerato il compagno della dea-leonina Sekhmet
Era raffigurato sia come un nano dalle gambe storte e senza barba, dotato a volte di uno scarabeo soprastante il capo, sia come un uomo barbuto mummiforme (il corpo inerte di Osiride) ornato da due piume e con sopra il capo il disco solare e corna di montone, sia come un falco su bare e sarcofaghi. Sono state ritrovate numerose statuette rappresentanti questa divinità, realizzate in legno, spesso dotate di piedistalli cavi contenenti papiri con estratti dal Libro dei morti. Altre volte ai piedi della divinità era posto un frammento del corpo del defunto  imbalsamato e messo in una scatola sigillata con cera. Le statue ritrovate sono solitamente colorate con tinte vivaci e ornate con preghiere e formule rituali.



Istanbul, Ancient Orient Museum, Gallery 2: Egypt Collection
 Wooden Statuettes of Ptah-Seker

Collezione Egizia: reperti provenienti da una camera sepolcrale di Deir el-Bahri
Il sarcofagi antropoidi di legno sono stati trovati durante scavi, condotti da Eugene Grebaut, a Deir el-Bahri, una parte della necropoli di Tebe. Appartengono a sacerdoti e sacerdotesse del tempio del Dio Amon, il Signore di Tebe. Le superfici interne ed esterne dei sarcofagi sono rivestite con un sottile strato di gesso e ornate da testi religiosi, simboli sacri a protezione dei morti nell'aldilà e scene mitologiche. In un sarcofago, che viene visualizzata scoperto, sono visibili le mummie di Bak-Na-Mut e del suo gatto accanto ai suoi piedi. Gli organi interni estratti prima della mummificazione venivano mummificati e messi in vasi canopi. I coperchi di questi vasi  rappresentano le quattro divinità a guardia dei morti. Lo stomaco è stato conservato nel vaso di testa di falco Imseti, i polmoni nel vaso di testa di babbuino Hapi e il fegato nel vaso di testa di falco Horus.
A volte, come in questo caso, la mummia era coperta con le reti di perline, con la testa poggiata su cuscini in legno.
Istanbul, Ancient Orient Museum, Gallery 2: Egypt Collection Grave finds from a Chamber Tomb  of Deir el-Bahri

Istanbul, Ancient Orient Museum, Gallery 2: Egypt Collection -
Grave finds from a Chamber Tomb  of Deir el-Bahri: canopic jars

Istanbul, Ancient Orient Museum, Gallery 2: Egypt Collection Grave finds from a Chamber Tomb of Deir el-Bahri: mummy coffin ad wooden pillows



Collezione Egizia:  altare del Tardo Periodo Dinastico
L'Altare presenta tra i due pozzetti per le offerte sacrificali, in bassorilievo, il simbolo della bellezza Nefer.  Nella lingua egiziana Nefer è una parola che è stata utilizzata per simboleggiare la bellezza e il bene ( o la bontà). L'esatta traduzione della parola è "bella all'interno e all'esterno".


Istanbul, Ancient Orient Museum, Gallery 2: Egypt Collection-
Altar
; Late dynastic Period (712-332 B.C.); Limestone; Inv. No. 10863

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